P R E S E N T A

PROTESTE IN BRASILE

IL MONDIALE SI FARA' DICHIARA LA PRESIDENTESSA ROUSSEFF

 

La presidente Rousseff durante il discorso alla nazione
«Ascolto tutte le persone che sono scese in strada per manifestare pacificamente, ma il mio governo non può tollerare la violenza, che sta dando una cattiva immagine del Brasile». E ancora: «I violenti sono una piccola minoranza, la voce della protesta della strada è pacifica. Sono la presidente di tutti i brasiliani e ho l'obbligo di dialogare con tutti, ma nell'ambito della legge e dell'ordine». L'avvertimento di Dilma Rousseff è chiaro: in un discorso alla nazione pronunciato a reti unificate, la presidente del Brasile ha fatto capire di essere pronta al pugno di ferro se la protesta che sta dilagando nel paese continuerà a degenerare in scontri violenti. Ma la leader ha anche teso la mano ai manifestanti, mostrando di aver colto il malessere profondo che ha dato origine alla «primavera tropicale»: «Presto vareremo un grande piano in tre punti per migliorare i servizi pubblici: destineremo il 6% delle entrate petrolifere all'istruzione, faremo arrivare medici dall'estero per coprire le carenze della sanità e faremo un piano nazionale per la mobilità».

Rousseff: «Basta violenze, faremo un grande Mondiale

NEWS DA BRASILE

C'è un uomo solo al comando, anzi, una donna, e la strada da percorrere è tutta in salita. La presidentessa Dilma Rousseff si è arroccata nel Palacio da Alvorada per studiare le misure urgenti da adottare, mentre un milione di persone si è riversato nelle strade per chiedere un Brasile migliore.

Il nuovo gigante dell'economia mondiale, quello che fino a pochi giorni fa veniva considerato il più minaccioso competitor della Cina, appare un pigmeo di fronte alla forza d'urto degli indignados che sfilano a Rio, Sao Paulo, Salvador de Bahia o Brasilia. Non si tratta più di una protesta innescata dal rincaro, dell'equivalente di sette centesimi, del biglietto dei mezzi pubblici.  È davvero sola al comando «dona Dilma», mentre il popolo, dagli abitanti delle favelas, ai giovani laureati, passando persino a calciatori, scrittori e cantanti, chiede una riforma seria del sistema sanitario, di quello scolastico e un aumento dei salari. Il governo viene accusato anche di sperpero di denaro per gli eventi sportivi dei prossimi anni. Rio de Janeiro è davvero l'ombelico del mondo tra Confederation Cup, in corso di svolgimento, Coppa del Mondo di calcio tra un anno e Olimpiadi nel 2016. Ed è stata la Confederation Cup che, ironia della sorte, si è rivelata un boomerang. Non potevano chiedere di meglio che la presenza delle telecamere di tutto il mondo i manifestanti per dar vita alle proteste, non sempre pacifiche a dire il vero. A Rio dato alle fiamme un pullmino della tv Sbt e feriti cinque tra giornalisti e operatori. A Brasilia decine di migliaia di persone si sono accampate davanti al Parlamento mentre molotov sono state lanciate contro la sede del ministero degli Esteri e allarmi di ordigni sono scattati nei dicasteri di Cultura e Ambiente

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ULTIMISSIME del 24 Giugno 2013

IL POPOLO E' CON GLI INDIGNADOS

Continuano, seppure in tono minore, le proteste in Brasile che, secondo il primo sondaggio realizzato dall'inizio delle manifestazioni, ottengono il sostegno di tre brasiliani su quattro. Una conferma per la presidente progressista Dilma Rousseff che il malessere nella società brasiliana è molto diffuso e travalica lo stesso movimento degli indignados. Anche i brasiliani che non partecipano alle manifestazioni sostengono la richiesta di cambiamento della società proveniente dalla piazza: meno diseguaglianze, maggiore sicurezza, lotta alla corruzione e agli sprechi della politica e migliori servizi pubblici. Nella peggiore settimana dei suoi due anni e mezzo di governo, con l'inflazione in aumento e l'indice di gradimento in picchiata, Dilma ha creato una sorta di gabinetto di crisi per rispondere rapidamente e in maniera concreta alle rivendicazioni dei manifestanti e tentare così di fermare l'ondata di proteste che sta attraversando da nord a sud il gigante sudamericano. Anche tra sabato e domenica si sono svolte manifestazioni in una trentina di città con incidenti circoscritti solo a Salvador e Belo Horizonte, le città che ospitavano le due partite di calcio valevoli per la Confederations Cup: Italia-Brasile e Giappone-Messico. Tafferugli si sono verificati fuori dall'Arena Fonte Nova di Salvador, dove giocava l'Italia, mentre a Belo Horizonte la polizia ha dovuto fare largo uso di pallottole di gomma e gas lacrimogeno per disperdere circa 500 violenti staccatisi dal corte pacifico di olte 65 mila persone. Il bollettino quotidiano degli scontri parla oggi di 15 feriti tra i manifestanti e 5 tra gli agenti, con 32 arresti per saccheggi.