Rousseff: «Basta violenze, faremo un grande Mondiale
Il nuovo gigante
dell'economia mondiale,
quello che fino a pochi
giorni fa veniva
considerato il più
minaccioso competitor
della Cina, appare un
pigmeo di fronte alla
forza d'urto degli
indignados che sfilano a
Rio, Sao Paulo, Salvador
de Bahia o Brasilia. Non
si tratta più di una
protesta innescata dal
rincaro,
dell'equivalente di
sette centesimi, del
biglietto dei mezzi
pubblici. È
davvero sola al comando
«dona Dilma», mentre il
popolo, dagli abitanti
delle favelas, ai
giovani laureati,
passando persino a
calciatori, scrittori e
cantanti, chiede una
riforma seria del
sistema sanitario, di
quello scolastico e un
aumento dei salari. Il
governo viene accusato
anche di sperpero di
denaro per gli eventi
sportivi dei prossimi
anni. Rio de Janeiro è
davvero l'ombelico del
mondo tra Confederation
Cup, in corso di
svolgimento, Coppa del
Mondo di calcio tra un
anno e Olimpiadi nel
2016. Ed è stata la
Confederation Cup che,
ironia della sorte, si è
rivelata un boomerang.
Non potevano chiedere di
meglio che la presenza
delle telecamere di
tutto il mondo i
manifestanti per dar
vita alle proteste, non
sempre pacifiche a dire
il vero. A Rio dato alle
fiamme un pullmino della
tv Sbt e feriti cinque
tra giornalisti e
operatori. A Brasilia
decine di migliaia di
persone si sono
accampate davanti al
Parlamento mentre
molotov sono state
lanciate contro la sede
del ministero degli
Esteri e allarmi di
ordigni sono scattati
nei dicasteri di Cultura
e Ambiente
ULTIMISSIME del 24
Giugno 2013 Continuano, seppure in tono minore, le proteste in Brasile che, secondo il primo sondaggio realizzato dall'inizio delle manifestazioni, ottengono il sostegno di tre brasiliani su quattro. Una conferma per la presidente progressista Dilma Rousseff che il malessere nella società brasiliana è molto diffuso e travalica lo stesso movimento degli indignados. Anche i brasiliani che non partecipano alle manifestazioni sostengono la richiesta di cambiamento della società proveniente dalla piazza: meno diseguaglianze, maggiore sicurezza, lotta alla corruzione e agli sprechi della politica e migliori servizi pubblici. Nella peggiore settimana dei suoi due anni e mezzo di governo, con l'inflazione in aumento e l'indice di gradimento in picchiata, Dilma ha creato una sorta di gabinetto di crisi per rispondere rapidamente e in maniera concreta alle rivendicazioni dei manifestanti e tentare così di fermare l'ondata di proteste che sta attraversando da nord a sud il gigante sudamericano. Anche tra sabato e domenica si sono svolte manifestazioni in una trentina di città con incidenti circoscritti solo a Salvador e Belo Horizonte, le città che ospitavano le due partite di calcio valevoli per la Confederations Cup: Italia-Brasile e Giappone-Messico. Tafferugli si sono verificati fuori dall'Arena Fonte Nova di Salvador, dove giocava l'Italia, mentre a Belo Horizonte la polizia ha dovuto fare largo uso di pallottole di gomma e gas lacrimogeno per disperdere circa 500 violenti staccatisi dal corte pacifico di olte 65 mila persone. Il bollettino quotidiano degli scontri parla oggi di 15 feriti tra i manifestanti e 5 tra gli agenti, con 32 arresti per saccheggi.