Nel corso
dei secoli, i mutamenti climatici hanno
rappresentato uno dei più potenti
catalizzatori dei pensieri dell’uomo,
influenzandone le credenze e le azioni,
gli umori e le decisioni, sempre in un
modo apparentemente casuale, ma in
realtà guidati dalla ferrea logica della
natura. Tuttavia dalla rivoluzione
industriale ad oggi qualche ferita
abbiamo incominciato ad infliggergliela,
e la Terra oggi non è certo più quella
dei giorni antichi, dove tutto era in
perfetto equilibrio bio-ambientale. Ma
mentre i più visibili sembrerebbero gli
allarmi della comunità scientifica sul
surriscaldamento globale, il rischio
maggiore è forse quello, praticamente
ignorato dai mass-media, di un mutamento
climatico a scopi militari. Esiste
infatti dal 1992 un progetto del
Dipartimento della Difesa Statunitense,
coordinato dalla Marina e
dall’Aviazione, denominato HAARP (High-Frequency
Active Auroral Research Program).
E’ il cuore vero e proprio del più vasto
– e ben più noto – programma di ”Guerre
Stellari”, avviato nei primi anni
Ottanta sotto le amministrazioni
Reagan-Bush, che ora sta accelerando la
sua corsa drogato da una spesa militare
mai vista in precedenza, giustificata
dal solito bipensiero orwelliano: ”La
guerra è pace”. La base principale di
HAARP occupa un’estesa area a Gakona, in
Alaska, sul cui terreno è installata una
serie di 180 piloni d’alluminio alti 23
metri, su ognuno dei quali si trovano
una coppia di antenne per la banda bassa
ed una per la banda alta, in grado di
trasmettere onde ad alta frequenza fino
ad una distanza di 350 km. Queste onde
sarebbero indirizzabili verso zone
strategiche del pianeta, sia terrestri
che atmosferiche. Come spesso succede,
la facciata dell’operazione ha nobili
scopi: lo studio accademico della
ionosfera e lo sviluppo di nuove
tecniche radar, che permettano agevoli
comunicazioni con i sottomarini e
rendano possibili radiografie di
terreni, in modo da rilevare armi od
attrezzature a decine di km di
profondità; a conferma di ciò, è online
il sito del progetto, che dipinge
l’immagine di un’innocua stazione
scientifica, con tanto di webcam. La
realtà, come sempre, va cercata oltre la
superficie.