"Tutto
quello che non
sopporto ha un nome.
Non sopporto i
vecchi. La loro
bava. Le loro
lamentele. La loro
inutilità. Peggio
ancora quando
cercano di rendersi
utili. La loro
dipendenza. I loro
rumori. Numerosi e
ripetitivi. La loro
aneddotica
esasperata. La
centralità dei loro
racconti. Il loro
disprezzo verso le
generazioni
successive. Ma non
sopporto neanche le
generazioni
successive. Non
sopporto i vecchi
quando sbraitano e
pretendono il posto
a sedere in autobus.
Non sopporto i
giovani. La loro
arroganza. La loro
ostentazione di
forza e gioventù. La
prosopopea eroica
dei giovani è
patetica. Non
sopporto i giovani
impertinenti che non
cedono il posto in
autobus. Non
sopporto i teppisti.
Le loro risate
improvvise,
scosciate ed
inutili. Il loro
disprezzo verso il
prossimo diverso.
Ancora più
insopportabili i
giovani buoni,
responsabili e
generosi. Tutto
volontariato e
preghiera. Tanta
educazione tanta
morte. Nei loro
cuori e nelle loro
teste. Non sopporto
i bambini
capricciosi e
autoreferenziali e
il loro genitori
ossessivi e
referenziali solo
verso i bambini. Non
sopporto i bambini
che urlano e che
piangono. E quelli
silenziosi mi
inquietano, dunque
non li sopporto. Non
sopporto i
lavoratori e
disoccupati e
l’ostentazione
melliflua e
spregiudicata della
loro sfortuna
divina. Che sfortuna
non è. Solo mancanza
di impegno. Ma come
sopportare quelli
tutti dediti alla
lotta, alla
rivendicazione, al
comizio facile e al
sudore diffuso sotto
l’ascella?
Impossibile
sopportarli. Non
sopporto i manager e
non c’è nemmeno
bisogno di spiegare
il perché. Non
sopporto i piccoli
borghesi, chiusi a
guscio nel loro
mondo stronzo. Alla
guida della loro
vita, la paura. La
paura di tutto ciò
che non rientra in
quel piccolo guscio.
E quindi snob, senza
sapere nemmeno il
significato della
parola.
Non sopporto i
fidanzati, poiché
ingombrano. Non
sopporto le
fidanzate, poiché
intervengono. Non
sopporto quelli di
ampie vedute,
tolleranti e
spregiudicati.
Sempre corretti.
Sempre perfetti.
Sempre ineccepibili.
Tutto consentito
tranne l’omicidio.
Li critichi e loro
ti ringraziano della
critica. Li
disprezzi e loro ti
ringraziano
bonariamente.
Insomma, mettono in
difficoltà. Perché
boicottano la
cattiveria. Quindi,
sono insopportabili.
Ti chiedono: “come
stai?” e vogliono
saperlo veramente.
Uno choc. Ma sotto
l’interesse
disinteressato, da
qualche parte,
covano coltellate.
Ma non sopporto
neanche quelli che
non ti mettono mai
in difficoltà.
Sempre ubbidienti e
rassicuranti. Fedeli
e ruffiani. Non
sopporto i giocatori
di biliardo, i
soprannomi, gli
incisivi, i non
fumatori, lo smog e
l’aria buona, i
rappresentanti di
commercio, la pizza
a l taglio, i
convenevoli, i
cornetti con la
cioccolata, i falò,
gli agenti di
cambio, i parati a
fiori, il commercio
equo e solidale, il
disordine, gli
ambientalisti, il
senso civico, i
gatti, i topi, le
bevande analcoliche,
le citofonate
inaspettate, le
telefonate lunghe,
coloro che dicono
che un bicchiere di
vino al giorno fa
bene, coloro che
fingono di
dimenticare il tuo
nome, color che per
difendersi dicono di
essere dei
professionisti, i
compagni di scuola
che dopo trent’anni
ti rincontrano e ti
chiamano per
cognome, gli anziani
che non perdono mai
l’occasione che loro
hanno fatto la
Resistenza, i figli
sprovvisti che non
hanno nulla da fare
e decidono di aprire
una galleria d’arte,
gli ex comunisti che
perdono la testa per
la musica
brasiliana, gli
svampiti che dicono
“intrigante”, i
modaioli che dicono
“figata” e derivati,
gli sdolcinati che
dicono carino,
bellino, stupendo,
gli ecumenici che
chiamano tutti
“amore”, certe
bellezze che dicono
“ti adoro”, i
fortunati che
suonano ad orecchio,
i finti disattenti
che quando parli non
ti ascoltano, i
superiori che
giudicano, le
femministe, i
pendolari, i
dolcificanti, gli
stilisti, i registi,
le autoradio, i
ballerini, i
politici, gli
scarponi da sci. Non sopporto i
timidi, i
logorroici, i finti
misteriosi, i goffi,
gli svampiti, gli
estrosi, i vezzosi,
i pazzi, i geni, gli
eroi, i sicuri di
sé, i silenziosi, i
valorosi, i
meditabondi, i
presuntuosi, i
maleducati, i
coscienziosi, gli
imprevedibili, i
comprensivi, gli
attenti, gli umili,
gli esperti, gli
appassionati, gli
ampollosi, gli
eterni sorpresi, gli
equi, gli
inconcludenti, gli
ermetici, i
attutisti,i cinici,
i paurosi, i
tracagnotti, i
litigiosi, i
superbi, i
flemmatici, i
millantatori, i
preziosi, i
vigorosi, i tragici,
gli insicuri, i
dubbiosi, i
disincantati, i
meravigliati, i
vincenti, gli avari,
i dimessi, i
trascurati, gli
sdolcinati, i
lamentosi, i
lagnosi, i
capricciosi, i
viziati, i rumorosi,
gli untuosi, i
bruschi, e tutti
quelli che
socializzano con
relativa facilità.Non
sopporto la
nostalgia, la
normalità, la
cattiveria,
l’iperattività, la
bulimia, la
gentilezza, la
malinconia, la
mestizia,
l’intelligenza e la
stupidità, la
tracotanza, la
rassegnazione, la
vergogna,
l’arroganza, la
simpatia, il
doppiogiochismo, il
menefreghismo,
l’abuso di potere,
l’inettitudine, la
sportività, la bontà
d’animo, la
religiosità,
l’ostentazione, la
curiosità e
l’indifferenza, la
messa in scena, la
realtà, la colpa, il
minimalismo, la
sobrietà e
l’eccesso, la
genericità, la
falsità, la
responsabilità, la
spensieratezza,
l’eccitazione, la
saggezza, la
determinazione,
l’autocompiacimento,
l’irresponsabilità,
la correttezza,
l’aridità, la
serietà e la
frivolezza, la
pomposità, la
necessari età, la
miseria umana, la
compassione, la
tetraggine, la
prevedibilità,
l’incoscienza, la
capziosità, la
rapidità,
l’oscurità, la
lentezza, la medietà,
la velocità,
l’ineluttabilità,
l’esibizionismo,
l’entusiasmo, la
sciatteria, la
virtuosità, il
dilettantismo, il
professionismo,
l’autonomia, la
dipendenza,
l’eleganza e la
felicità. Non
sopporto niente e
nessuno. Neanche me
stesso.
Soprattutto
me stesso.
Solo una cosa sopporto.
La sfumatura.
Paolo Sorrentino
da "Hanno tutti
ragione"