Sta
nella
nuvola e
nel
pozzo,
nella
neve e
nella
noce di
cocco,
negli
occhi e
nel
fiume,
nell’arcobaleno
e nel
lago,
nel
ghiaccio
e nel
vapore
della
pentola
sul
fuoco,
nella
bocca.
È la
maggioranza
della
superficie.
È la
maggioranza
del
corpo.
Una
persona
è acqua
che
cammina,
dall’acqua
di
placenta
all’acqua
del
sudario.
In
ebraico
è
plurale,
màim,
acque.
In
francese
è una
vocale
sola,
eau, ô.
In greco
e in
tedesco
è
neutra.
In russo
e nelle
latine è
femminile.
Dal
fondo
del
pozzo
avverte
il
terremoto.
Fa
tremare
il ramo
scortecciato
in mano
al
rabdomante.
La sua
avventura
chimica
è
prodigio,
ossigeno
più
idrogeno,
ad
accostarli,
esplodono.
Spegne
fuoco,
anche
quello
dei
vulcani.
Fa il
pane, fa
la
pasta.
È nel
bianco e
nel
rosso
dell’uovo.
È nella
sua
buccia.
È nella
carta e
nel
vino,
nelle
ciliege
e nelle
comete.
Chi la
spreca
verrà
assetato.
Ho visto
città al
buio
andare
coi
secchi
al
fiume,
ho visto
Mostar e
Belgrado.
Ho visto
il
Danubio
avvelenato
dalle
rovine
di
Pancevo.
Chi
sporca
l’acqua
verrà
sporcato.
Secondo
Geremia
la voce
di lod/Dio
è
chiasso
di acque
nei
cieli.
Giusta
sarà la
sorpresa
di chi
ascolterà
la prima
domanda,
appena
morto:
«Quant’acqua
hai
versato?».
Ognuno
di noi
sarà
pesato a
gocce.
Erri De
Luca da
“Acqua
in
comune:
istruzioni
per
l’uso”